martedì 27 novembre 2012

Cosa vedono i miei occhi


Sin da quando sono bambino, convivo con due mondi diversi: il primo quello terreno, che ogni giorno ognuno di noi assaggia, e poi un altro mondo, che forse ne è semplicemente la continuazione, che negli anni ho imparato ad accettare e che ora è parte integrante della mia vita privata e professionale. Anche se di solito preferisco nascondermi dietro una facciata di simpatica normalità, adeguandomi alla situazione o alle persone che ho di fronte, nel momento in cui vengo esplicitamente interpellato e capisco un sincero e disinteressato interessamento all’argomento, posso aprirmi e parlare di me con molta semplicità.

Molto semplicemente devo dunque ammettere di vivere e vedere un mondo parallelo.
In altre parole, sono in grado di vedere entità con sembianze identiche alle nostre ma che riconosco come persone defunte. Non dimentichiamo che, al momento della morte, continuiamo a portarci dietro l’energia che ha abitato il nostro corpo fisico per anni e che, in un modo o nell’altro ha ancora le nostre sembianze o quelle che sceglieremo di avere. In altre parole, anche nell’aldilà abbiamo un aspetto esteriore unico che però, se vogliamo, riusciamo a modificare a piacere.

Queste entità possono trovarsi per strada, sul treno, in casa di amici, al ristorante, non importa dove. La maggior parte delle volte ovviamente non le conosco: se necessario riesco a comunicare con loro ma altrettanto spesso le ignoro, alla stessa maniera in cui potrei ignorare persone vive a me sconosciute. Al contrario ci sono altre entità, le mie cosiddette ‘guide’, con le quali ho invece un rapporto quotidiano, ormai amichevole e familiare, e che mi accompagnano e aiutano nel mio cammino spirituale e professionale.

La comunicazione con queste entità è un fenomeno per me normale e difficile da spiegare, anche perché non mi è necessaria alcuna pratica o dinamica preparatoria: per intenderci, nessuna trance, assenza o ipnosi. Ovviamente le modalità di contatto con queste entità trascendono la lingua parlata e la comunicazione avviene a un livello mentale con uno scambio reciproco di pensieri. È per questo che non vi sono barriere linguistiche e riesco a comunicare anche con entità che non parlano italiano. Il dialogo tra me e loro è come se fosse nella mia lingua.

Può capitare tuttavia che parlino tra di loro e io assista semplicemente ai loro discorsi. A volte tacciono, a volte mi danno consigli. Non sempre comunque ottengo risposte alle mie domande, perché tutto dipende da quanto mi è concesso e utile sapere. Se le mie guide ritengono che divulgare determinate informazioni, pregiudicherebbe il mio percorso di apprendimento (o della persona toccata), non ricevo risposta alcuna. Ci sono cose nella vita che, nel proprio percorso di evoluzione, ognuno deve scoprire da solo.

Delle volte invece riescono addirittura ad avere un forte senso dell’umorismo.
Vedendo il nostro affannarci dietro a certe cose e comprendendone l’inutilità, spesso e volentieri ironizzano sui nostri comportamenti, come un adulto potrebbe sorridere delle ingenuità di un bambino. E come accade anche a noi, non sempre le discussioni toccano forzatamente argomenti profondi. Nell’aldilà si può ridere e scherzare, ci si diverte, ci si dedica a tutto quanto da più piacere e lo si fa con piacere.
Altrimenti che paradiso sarebbe?


venerdì 16 novembre 2012

Omaggio a Gustavo Rol


Difficile riuscire a spiegare in poche parole chi era Gustavo Rol. Nato a Torino nel 1903 e morto all’età di 91 anni, uomo colto e raffinato, laureato in giurisprudenza, amante dell’arte e della musica, proveniente da famiglia borghese benestante e sposato a una nobildonna norvegese, Rol è oggi conosciuto come il più grande sensitivo e veggente del secolo e ciò malgrado lui stesso non amasse essere considerato tale.

Pur rifiutando ogni allusione al paranormale e sempre restando persona riservata e modesta, Gustavo Rol era solito invitare regolarmente nella sua casa di via Pellico gli amici più cari con i quali condivideva i suoi “esperimenti” (poteva trattarsi di lettura e scrittura a distanza, pittura automatica, telecinesi, materializzazione di oggetti, oppure lettura del pensiero, diagnosi mediche, bilocazione, fino al passaggio attraverso i muri).

Di questi fenomeni e di altri ancora sono riportate numerose testimonianze, non solo dei più stretti amici ed estimatori di Rol, ma anche di giornalisti, scrittori, scienziati e uomini di stato che entrarono in contatto con lui (per citarne alcuni tra i più famosi, Federico Fellini, Franco Zeffirelli, la famiglia Agnelli, Cesare Romiti, fino a Albert Einstein, Mussolini e Charles De Gaulle). Si dice che Rol non chiese né accetto mai denaro da nessuno, probabilmente anche perché non ne aveva necessità alcuna.


Questi incontri privati si aprivano sempre con prestigiosi ed impressionanti giochi di carte. Un’abitudine che Gustavo Rol aveva adottato, prima di entrare a parlare di argomenti ben più complessi e spirituali, a mio avviso con l’intento di riscaldare l’ambiente, di sdrammatizzare e dissacrare gli argomenti seri e spirituali che seguivano, e tentare di mettere in chiave “normale” fenomeni in realtà paranormali. Con i suoi “esperimenti”, Rol voleva invece far riflettere sull’esistenza di un’altra dimensione, spirituale, energetica, divina, a seconda dell’interpretazione di ognuno.

Rol non lasciò molti scritti o dichiarazioni, ma sicuramente enormi spunti di riflessione. La sua frase più emblematica fu questa: “Ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde, la quinta nota musicale ed il calore”. Il suo messaggio resta dunque molto ermetico, non di larga portata e diffusione né di immediata comprensione. Per i numerosi riferimenti all’alchimia, alla metafisica e alla simbologia, chi si è avvicinato al pensiero di Gustavo Rol, o chi lo farà, deve aver intrapreso un cammino introspettivo e iniziatico.

Più in generale comunque, il suo grande pregio è stato sicuramente quello, in un’epoca di grande materialismo, di aver affermato la presenza di Dio e di una vita ultraterrena e di aver riavvicinato l’uomo al divino senza intermediari (come già riportavano i vangeli gnostici, “Oh Dio, fammi Dio!”).



domenica 11 novembre 2012

L'Angelo custode


Ognuno di noi, che ci creda oppure no e indipendentemente dalla religione che professa, ha un Angelo custode al suo fianco.

La figura dell’Angelo non si limita alla tradizione cristiana ma è presente in tutte le religioni, con forme analoghe o con significati diversi a seconda del contesto in cui si collocano.

Nella gerarchia degli Angeli, gli Angeli custodi, seppur entità evolute, appartengono all’ordine più basso. Essi sono mandati da Dio per proteggere ed evolvere la persona nel suo percorso e saranno tanto più evoluti quanto più la persona a loro affidata è esposta a necessità di sostegno spirituale.

Si avvicinano a noi sin dal concepimento, sono con noi al momento del parto e ci affiancano ogni giorno della nostra vita, costantemente sempre, fino alla morte. È difficile, se non impossibile, che un umano non abbia accanto a sé un Angelo. Anzi, è addirittura possibile che ne abbia più di uno (insomma vi garantisco che in giro c’è una quantità enorme di Angeli...). Dovete invece sapere che, molto raramente l’Angelo custode è un nostro parente o una persona che ci è stata vicina nella vita.


 Gli Angeli esistono a una frequenza vibrazionale un po’ più sottile di quella percepibile ai nostri sensi. A parte medium e sensitivi, solo pochi animali molto sensibili (gatti, cavalli e delfini) riescono a percepire la loro presenza o il movimento degli Angeli. Questo significa che non possiamo vederli e ascoltarli ma loro possono invece farlo con noi. Gli Angeli non hanno bisogno di essere invocati con la preghiera, loro conoscono le nostre difficoltà, loro sanno quando abbiamo bisogno di aiuto. Sia che li preghiamo o meno, loro ci sono.

E ci aiutano. Perché il loro compito è quello di proteggerci, di alleggerirci dalle difficoltà, di essere i custodi della nostra anima.
L’Angelo custode può influenzare la nostra realtà o può indirizzarci con dei segnali verso determinate scelte, ma sta sempre a noi cogliere i suoi messaggi e la loro importanza. L’Angelo custode non è infatti in grado di intervenire sulle azioni del singolo individuo, buone o cattive che siano, poiché a tutti noi è garantito il libero arbitrio.

L’Angelo è custode della nostra anima, non del nostro corpo. Il suo intervento è dunque limitato alla salvaguardia del nostro spirito, all’evoluzione della nostra anima. Di fronte alle richieste di guarire da una determinata malattia, è dunque purtroppo difficile che l’Angelo custode possa aiutarci, perché egli non è stato mandato con il compito di proteggere il nostro corpo. Anzi, può capitare che sia proprio la malattia lo strumento per migliorare la nostra anima, e per questo inevitabile.



giovedì 1 novembre 2012

La commemorazione dei defunti


Si avvicina come ogni anno la commemorazione dei defunti, ricorrenza che la chiesa cattolica festeggia il 2 novembre e che ha come consuetudine quella di visitare i cimiteri locali e portare in dono fiori sulle tombe dei propri cari.
Ammetto di non essere un frequentatore del cimitero, malgrado diversi anni fa abbia perso la nonna a cui ero molto legato. Anzi, a dire la verità, sarò stato sì e no due volte sulla sua tomba.

I defunti non riposano al cimitero. Lì ci sono solo le loro spoglie ossia l’involucro che abitavano per vivere l’esistenza terrena ma che hanno ormai abbandonato definitivamente. Ora sono anima, energia, coscienza, vivono in altre dimensioni e desiderano solo raggiungere la luce di Dio.
E poi i defunti non riposano proprio! Altro che invocare per loro “L’Eterno Riposo”! Nell’aldilà ci attende un lavoro intenso teso ad aiutare gli altri e a migliorare se stessi, una vita intensa e frenetica ma ricca di soddisfazioni personali!

È giusto ricordare le persone abbiamo amato e che non ci sono più e possiamo farlo nella maniera che più ci piace, quando più ci piace, senza farci prendere dai sensi di colpa o dalla paura del giudizio divino. Ai nostri cari non importa se osserviamo o meno questa festività, se andiamo o meno a visitarli al cimitero. Per loro non esistono tempi e ricorrenze e si sono staccati dal giudizio e dal consenso nei nostri confronti. Pregare per loro o portare fiori sulla loro tomba, non cambia la loro evoluzione spirituale.

Se invece andare al cimitero è la maniera per sentirsi più vicini a chi non c’è più, ben venga. Andiamoci cercando di pensare alla morte stessa come una festa, come un dono, perché la morte non è solo la rinascita in un’altra dimensione, ma è l’unificazione con Dio, con l’Amore puro. Ogni persona è un miracolo, una scintilla di quell’assoluto da cui si proviene e a cui si torna.

Chi ci ha amato non ci ha lasciato, ha solo cambiato il modo di essere con noi. Continua a vivere nei nostri sorrisi, nei nostri pensieri ed è al nostro fianco spiritualmente, perché la vita continua, nonostante tutto e comunque.