mercoledì 2 ottobre 2013

La malattia


Qualunque sia la sua gravità, da un banale herpes a un morbo raro fino al tumore, qualunque sia l’organo coinvolto, la malattia non può essere ridotta unicamente a un insieme di dati clinici o a un esame dei sintomi.

Ogni giorno viviamo una serie infinita di emozioni, molte delle quali negative. Penso ad esempio a sentimenti di rabbia, di paura, di agitazione, di disagio, di noia, di rancore, che spesso e volentieri mettono pure in moto nel nostro corpo delle vere e proprie reazioni biochimiche. Se questi stati emotivi negativi persistono nel tempo, per mesi o addirittura anni, finiscono per somatizzarsi in un semplice disturbo o addirittura in una malattia.

Sono dell’avviso che alla base di tutte le malattie c’è sempre uno scompenso energetico e può accadere che un calo energetico in un organo provochi una patologia all’organo stesso. Le malattie nascono da un “mal essere”, da un NO che l’animo di un individuo dice di fronte ad una specifica situazione. Se questo NO resta inascoltato, presto o tardi si sviluppano delle reazioni che possono sfociare in uno stato patologico. Psiche e corpo sono un unicum, sono collegati. Uno squilibrio a livello dell’anima ha evidenti ripercussioni sul piano fisico, portando a complicanze che sfociano poi in patologie tutt’altro che psichiche.

La malattia, la sofferenza, ma anche gli incidenti ripetuti, sono quindi un campanello d’allarme, un urlo muto che il nostro corpo ci lancia per indicarci che è arrivato il momento di fermarci a riflettere e di cambiare qualcosa nel nostro approccio alla vita. Come dice Alejandro Jodorowsy, la malattia non è cattiva, ti avvisa che stai sbagliando cammino.

Mi rendo conto che è difficile accettare la malattia, quando questa tocca noi stessi o persone a noi vicine. Spesso capita di vivere la malattia come un’ingiustizia o come una punizione divina: niente di più sbagliato. Dio non punisce, non gode della nostra sofferenza e non infligge una condanna con la malattia. Siamo noi che costruiamo il nostro destino, anche quando pensiamo di esserne vittima.

D’altra parte la malattia non va neppure temuta, perché la paura come i cattivi pensieri prendono forma e non favoriscono il nostro potenziale di autoguarigione. La malattia, il malessere è un segnale che va piuttosto dapprima ascoltato e poi seriamente ma serenamente valutato. Una ricerca personale permette di capire cosa ha effettivamente generato la malattia a livello metafisico e aiuta a cambiare eventualmente le convinzioni e le attitudini negative che ne stanno alla base. La remissione stessa della malattia viene condizionata da molti fattori, che prescindono la volontà cosciente della persona. La guarigione è infatti una trasformazione profonda, non soltanto del corpo, ma anche della mente e dello spirito.

La mia esperienza mi ha portato a vedere la malattia come un dono, un’occasione di perfezionamento, di riflessione, di presa di coscienza. Sono molto positivo sotto questo punto di vista proprio perché ho avuto modo di assistere a vere e proprie rinascite a seguito della malattia.
E chi mi conosce da molti anni, può affermare che io ne sono l’esempio.




mercoledì 29 maggio 2013

L'inferno esiste?


La risposta a questa domanda dipende molto dalla nostra cultura religiosa, dal momento che sono i dogmi religiosi a insegnare l’esistenza di un luogo di punizione, al quale sono destinati per l’eternità tutti coloro che si macchiano di gravi peccati durante la vita terrena.
Personalmente sono dell’avviso che Dio non giudica, non punisce e non condanna nessuno. L’esistenza dell’Inferno sarebbe in contraddizione con la benevolenza e l’amore assoluto di Dio.

Vero è che lo spauracchio dell’Inferno può tornare utile all’intera società, se usato come monito, come deterrente per mantenere l’ordine e far rispettare le leggi civili e morali. Purtroppo se ne vede anche un abuso da parte della Chiesa, che arriva così a controllare la condotta sociale, sessuale, familiare della gente.

Mi rendo conto di andare contro corrente negando l’esistenza dell’Inferno, ormai entrato nell’immaginario collettivo anche grazie all’opera di Dante. Sono dell’idea che l’Inferno, in un certo modo, potrebbe essere la vita corrente, quella che tutti i giorni ci mette di fronte a ostacoli, difficoltà, malattie, sofferenze. Ognuno di noi ha un suo percorso durante il quale ha l’occasione di perfezionare la propria anima. Come ho già avuto occasione di dire, è solo una questione di tempi, ma alla fine, presto o tardi, tutti raggiungeremo la Luce. Altrimenti cadrebbe il concetto che Dio è amore.

Per lo stesso motivo preferisco parlare di “esperienza” e non di “peccato”. Quello che la religione considera “peccato”, non è altro che esperienza, che può diventare negativa e rallentare il processo di perfezionamento dell’anima quando si vive con l’intenzione e la coscienza di fare del male al prossimo.

Perché il male, quello sì che esiste! E purtroppo ne abbiamo triste prova ogni giorno. Il male è quello che ci fa cedere al nostro libero arbitrio e ci fa commettere esperienze negative, creando a loro volta gli ostacoli al percorso di perfezionamento.
Ma il male non avviene per opera di Dio, è contro la sua natura di amore assoluto. L’origine del male è da ricercare nell’antitesi di Dio, ossia nel diavolo, in Satana, nell’unione delle forze negative del cosmo, che tentano in ogni modo di corrompere la bontà della creazione e dell’operato divino.

Quando le nostre anime saranno tutte più evolute, più forti e consapevoli, e sapranno riconoscere Dio, senza lasciarsi tentare dalle forze del male, anche il semplice monito dell’Inferno avrà perso ogni sua importanza o necessità.




mercoledì 20 marzo 2013

Il libero arbitrio


Di fronte a eventi negativi della vita, quanti di noi hanno pensato almeno una volta “Ma perché capitano tutte a me? Perché il mio vicino è ricco, sano e fortunato, mentre a me succedono solo cose brutte?”.

Il più grande errore è pensare che siamo inderogabilmente legati al nostro destino, bello o brutto che sia, che qualcuno ha voluto e stabilito per noi. Il libero arbitrio di ognuno di noi si oppone costantemente e quotidianamente alla volontà divina e del destino. Noi non siamo delle marionette in mani divine ma, grazie al libero arbitrio che ci è stato garantito, siamo sempre liberi di scegliere la nostra strada e cambiare intelligentemente la condotta della nostra vita. La vita è un cammino di perfezionamento della nostra anima e se siamo ancora qui su questa terra, sia io che scrivo sia voi che leggete, è perché siamo tutti imperfetti!

Sta a noi scegliere come agire, sia in bene che in male, senza paura per questo di essere puniti. Il libero arbitrio è inteso anche come la libertà di sbagliare, perché tanto la nostra anima potrà ritornare a sistemare quanto abbiamo sbagliato nella vita precedente. Ricordiamoci che l’obiettivo finale sarà sempre e comunque l’evoluzione fino alla perfezione della nostra anima. Potremo impiegare più o meno tempo, potremo essere messi di fronte a più o meno ostacoli e prese di coscienza, ma prima o poi tutti arriveremo alla Luce come anima perfetta.

Come prendere allora le nostre decisioni?

Dobbiamo imparare a fermarci un momento e ascoltare dentro di noi, cercando di usare le risorse e gli aiuti che disponiamo.
Le “memorie” che compongono la nostra anima e che provengono da vite ed esperienze già vissute, ci aiutano nel nostro percorso di perfezionamento. Le “memorie” in quanto intelligenti, sono indipendenti e in grado di fare scelte o comunque di influirle.

Altrettanto importante è non sottovalutare i messaggi che ci vengono inviati. Gli angeli esistono e ci aiutano. Interagiscono con noi in maniera differente, talvolta segreta e impercettibile, per non condizionare il nostro libero arbitrio. Può essere che prendano l’aspetto di figure particolari, altre volte si manifestano nel consiglio disinteressato di un amico, in un sorriso o in una parola cara o… in un ostacolo. Non tutto il male viene per nuocere, certi eventi o certe esperienze negative aiutano di più che una parola buona.
Occorre sempre e comunque vivere con entusiasmo e passione, perché la sfortuna e la punizione non esistono.