sabato 13 ottobre 2012

Al di là dei sogni


Da sempre il tema dell’Aldilà ha ispirato diversi artisti - scrittori, pittori, ma anche registi e compositori - che hanno tentato nelle loro opere di descrivere la vita ultraterrena. Obiettivo non facile, se si pensa che tutti coloro che lo hanno visitato con un’esperienza di premorte, riportano impressioni visive, uditive, tattili e persino olfattive molto vivide, più intense di quelle terrene: colori mai visti, musiche mai sentite, paesaggi e luci oltre ogni immaginazione. Oltre ai cinque sensi amplificati, vi sono poi esperienze propriamente sovrannaturali quali la telepatia, il teletrasporto o la possibilità di creare col pensiero qualsiasi cosa.
Un film che ho particolarmente apprezzato e che è in gran parte riuscito a descrivere la vita oltre la morte, è “Al di là dei sogni” (titolo originale “What dreams may come”, di Vincent Ward, con Robin Williams), che nel 1999 ha vinto l’Oscar per i migliori effetti speciali e scenografia. In realtà il film, seppur amato dal pubblico, è stato stroncato dalla critica, che forse non ha apprezzato la storia d’amore un po’ melensa, ma non ha neppure colto la profondità dei difficili temi toccati.
I due attori protagonisti interpretano una coppia felice che deve prima affrontare la morte del cane, poi dei due figli e che viene poi separata, quattro anni più tardi, dalla morte di lui in un incidente stradale. Descritto così il film sembra un’ecatombe, una tragedia dall’inizio alla fine! In realtà, malgrado la drammaticità della storia e la descrizione della sofferenza terrena dei protagonisti, il film è un inno all’amore, vuole infondere una grande speranza e fare riflettere sul senso della morte, dell’amore e della vita dopo la morte.


Vengono mostrate, in maniera a mio avviso abbastanza corretta, diverse fasi, quali il passaggio nell’aldilà, la presa di coscienza della morte e il distacco dal mondo reale, l’analisi del proprio vissuto, l’incontro con gli angeli della morte (di cui ho già parlato), con gli spiriti guida, la reincarnazione e altri ancora. Ma penso che questo film più di altri sia riuscito sia a dare una giusta idea di quello che è il Paradiso, che in maniera molto semplice, non è nient’altro che il luogo idilliaco che ognuno di noi ha immaginato nella vita terrena. Con colori ed effetti speciali, si percepisce l’unicità del luogo, che per il protagonista corrisponde ai paesaggi raffigurati nei quadri della moglie pittrice.


Personalmente non concordo invece con l’approccio dato dal regista verso il suicidio e più in generale con la sua descrizione dell’Inferno, ispirato più a Dante Alighieri che all’amore e al perdono di Dio. Ma su questo argomento, ci ritorneremo.
Termino con una delle frasi più belle del film e il consiglio a tutti di vederlo (o rivederlo): “La gente spesso definisce impossibili cose che semplicemente non ha visto". 




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