sabato 23 giugno 2012

Il senso della mia spiritualità

Parlare di spiritualità, oggi, è molto più facile di quanto non avvenisse in passato.
Ho quotidianamente contatto con decine e decine di persone e posso con tranquillità confermare che esiste un crescente bisogno di dare un senso alla nostra esistenza. In questo periodo di difficoltà economica, di crisi dei valori tradizionali, si è sempre più in cerca di altre certezze. Uno degli obiettivi è quello di ritrovare quel senso di appartenenza, non solo alla famiglia, alla comunità, ma all’universo stesso. A prescindere dall’esistenza o meno di un credo personale, sta nascendo in maniera generale una nuova spiritualità.
Spiritualità non significa religione. Non amo questo termine, perché nella sua etimologia sottende non solo un’idea di formalità, quasi di intransigenza, ma anche di riverenza e timore della divinità.
 A mio avviso lo spirito non ha vincoli, per natura è libero e non deve temere Dio, anzi. Dio parla direttamente nel nostro cuore ogni istante e lo fa nei modi più vari, senza bisogno di intermediari.

Per quanto mi riguarda, credo profondamente in Dio e nella sua misericordia. Ma la mia spiritualità è fatta più di fede che di dogmi. Sono infatti dell’idea che le religioni sono opera dell’uomo, non di Dio. Ma la vera “religione” è la religione di Dio, di cui noi siamo parte. Verrà un giorno in cui esisterà un’unica fede e sarà la fede in Dio, senza orpelli e strutture.
Sebbene sia cresciuto in un contesto cristiano e  mi senta cristiano nei valori e nella cultura, capisco i motivi per cui la Chiesa cattolica sta vivendo una profonda crisi: in maniera molto banale, penso che non riesca a stare al passo con le esigenze e i cambiamenti culturali e sociali del nostro tempo.

In un certo senso la New Age ha cavalcato quest’onda già a partire dagli anni ’80. Sotto questo termine sono state fatte ricadere realtà alternative di esplorazione personale della spiritualità: stili di vita, filosofie, fede e religioni, ma anche terapie anima-corpo, magia, esoterismo.
Se all’inizio rimasi colpito da questo fenomeno, approfondendone le dinamiche mi sono accorto del rischio perverso di dipendenza che può creare, soprattutto in chi magari si trova in un momento di forte difficoltà, vuoi spirituale, vuoi emotiva, vuoi personale. Il pregio che riconosco comunque alla New Age è quello di aver richiamato l’attenzione su pratiche terapeutiche alternative alla medicina tradizionale, di offrire spiegazioni e interpretazioni diverse ai classici schemi culturali religiosi e sociali del mondo occidentale, e di basarsi su una forte sensibilità ecologica e ambientalista.
Tuttavia non mi riconosco in nessuna associazione o movimento di questo tipo. Non sono l’unica persona a vivere e aver vissuto esperienze particolari, e non mi riferisco solamente al “ritorno” dalla morte (molte di queste si sono perfettamente inserite in un contesto New Age, nel cosiddetto channelling). 

Preferisco staccarmi da ogni genere di riferimento di questo tipo. Io non ho nulla a che vedere con l’occultismo, al limite sono l’esatto opposto, perché il mio compito non consiste nell’appoggiare “l’occultamento” quanto piuttosto nel rivelare ciò che per tante persone resta ancora “occulto”.

Nessun commento: