Sin
da quando sono bambino, convivo con due mondi diversi: il primo quello terreno,
che ogni giorno ognuno di noi assaggia, e poi un altro mondo, che forse ne è semplicemente
la continuazione, che negli anni ho imparato ad accettare e che ora è parte
integrante della mia vita privata e professionale. Anche se di solito
preferisco nascondermi dietro una facciata di simpatica normalità, adeguandomi
alla situazione o alle persone che ho di fronte, nel momento in cui vengo
esplicitamente interpellato e capisco un sincero e disinteressato
interessamento all’argomento, posso aprirmi e parlare di me con molta
semplicità.
Molto
semplicemente devo dunque ammettere di vivere e vedere un mondo parallelo.
In
altre parole, sono in grado di vedere entità con sembianze identiche alle
nostre ma che riconosco come persone defunte. Non dimentichiamo che, al momento
della morte, continuiamo a portarci dietro l’energia che ha abitato il nostro
corpo fisico per anni e che, in un modo o nell’altro ha ancora le nostre
sembianze o quelle che sceglieremo di avere. In altre parole, anche nell’aldilà
abbiamo un aspetto esteriore unico che però, se vogliamo, riusciamo a
modificare a piacere.
Queste
entità possono trovarsi per strada, sul treno, in casa di amici, al ristorante,
non importa dove. La maggior parte delle volte ovviamente non le conosco: se
necessario riesco a comunicare con loro ma altrettanto spesso le ignoro, alla
stessa maniera in cui potrei ignorare persone vive a me sconosciute. Al
contrario ci sono altre entità, le mie cosiddette ‘guide’, con le quali ho
invece un rapporto quotidiano, ormai amichevole e familiare, e che mi accompagnano
e aiutano nel mio cammino spirituale e professionale.
La
comunicazione con queste entità è un fenomeno per me normale e difficile da
spiegare, anche perché non mi è necessaria alcuna pratica o dinamica
preparatoria: per intenderci, nessuna trance, assenza o ipnosi. Ovviamente le
modalità di contatto con queste entità trascendono la lingua parlata e la
comunicazione avviene a un livello mentale con uno scambio reciproco di
pensieri. È per questo che non vi sono barriere linguistiche e riesco a
comunicare anche con entità che non parlano italiano. Il dialogo tra me e loro
è come se fosse nella mia lingua.
Può
capitare tuttavia che parlino tra di loro e io assista semplicemente ai loro
discorsi. A volte tacciono, a volte mi danno consigli. Non sempre comunque ottengo
risposte alle mie domande, perché tutto dipende da quanto mi è concesso e utile
sapere. Se le mie guide ritengono che divulgare determinate informazioni,
pregiudicherebbe il mio percorso di apprendimento (o della persona toccata),
non ricevo risposta alcuna. Ci sono cose nella vita che, nel proprio percorso
di evoluzione, ognuno deve scoprire da solo.
Delle
volte invece riescono addirittura ad avere un forte senso dell’umorismo.
Vedendo il nostro affannarci dietro a certe
cose e comprendendone l’inutilità, spesso e volentieri ironizzano sui nostri
comportamenti, come un adulto potrebbe sorridere delle ingenuità di un bambino.
E come accade anche a noi, non sempre le discussioni toccano forzatamente
argomenti profondi. Nell’aldilà si può ridere e scherzare, ci si diverte, ci si
dedica a tutto quanto da più piacere e lo si fa con piacere.
Altrimenti che paradiso sarebbe?
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