Parlare di spiritualità, oggi, è molto più
facile di quanto non avvenisse in passato.
Ho quotidianamente contatto
con decine e decine di persone e posso con tranquillità confermare che esiste
un crescente bisogno di dare un senso alla nostra esistenza. In questo periodo
di difficoltà economica, di crisi dei valori tradizionali, si è sempre più in
cerca di altre certezze. Uno degli obiettivi è quello di ritrovare quel senso
di appartenenza, non solo alla famiglia, alla comunità, ma all’universo stesso.
A prescindere dall’esistenza o meno di un credo personale, sta nascendo in
maniera generale una nuova spiritualità.
Spiritualità non significa
religione. Non amo questo termine, perché nella sua etimologia sottende non
solo un’idea di formalità, quasi di intransigenza, ma anche di riverenza e
timore della divinità.
A mio avviso lo spirito non ha vincoli, per natura è
libero e non deve temere Dio, anzi. Dio parla direttamente nel nostro cuore
ogni istante e lo fa nei modi più vari, senza bisogno di intermediari.
Per quanto mi riguarda, credo
profondamente in Dio e nella sua misericordia. Ma la mia spiritualità è fatta
più di fede che di dogmi. Sono infatti dell’idea che le religioni sono opera
dell’uomo, non di Dio. Ma la vera “religione” è la religione di Dio, di cui noi
siamo parte. Verrà un giorno in cui esisterà un’unica fede e sarà la
fede in Dio, senza orpelli e strutture.
Sebbene sia cresciuto in un
contesto cristiano e mi senta
cristiano nei valori e nella cultura, capisco i motivi per cui la Chiesa
cattolica sta vivendo una profonda crisi: in maniera molto banale, penso che
non riesca a stare al passo con le esigenze e i cambiamenti culturali e sociali
del nostro tempo.
In un certo senso la New Age ha
cavalcato quest’onda già a partire dagli anni ’80. Sotto questo termine sono
state fatte ricadere realtà alternative di esplorazione personale della
spiritualità: stili di vita, filosofie, fede e religioni, ma anche terapie
anima-corpo, magia, esoterismo.
Se all’inizio rimasi colpito da questo
fenomeno, approfondendone le dinamiche mi sono accorto del rischio perverso di
dipendenza che può creare, soprattutto in chi magari si trova in un momento di
forte difficoltà, vuoi spirituale, vuoi emotiva, vuoi personale. Il pregio che riconosco comunque alla New Age
è quello di aver richiamato l’attenzione su pratiche terapeutiche alternative
alla medicina tradizionale, di offrire spiegazioni e interpretazioni diverse ai
classici schemi culturali religiosi e sociali del mondo occidentale, e di basarsi
su una forte sensibilità ecologica e ambientalista.
Tuttavia non mi riconosco in nessuna
associazione o movimento di questo tipo. Non sono l’unica persona a vivere e aver
vissuto esperienze particolari, e non mi riferisco solamente al “ritorno” dalla
morte (molte di queste si sono perfettamente inserite in un contesto New Age,
nel cosiddetto channelling).
Preferisco staccarmi da ogni genere di
riferimento di questo tipo. Io non ho nulla a che vedere con l’occultismo, al
limite sono l’esatto opposto, perché il mio compito non consiste
nell’appoggiare “l’occultamento” quanto piuttosto nel rivelare ciò che per
tante persone resta ancora “occulto”.
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