Quando
nel 1988 ho iniziato la mia attività e aperto un piccolo ambulatorio vicino a
casa, i primi “coraggiosi” pazienti mi chiedevano di curare principalmente
problemi di tipo fisico. Veniva da me la signora del paese con il mal di
schiena, il postino con la tendinite, l’amica che soffriva di emicrania, ecc. Una
volta individuata la patologia, indirizzando il Prana sull’organo dolorante o
malato, sono riuscito a curare o alleviare la sofferenza di numerose persone.
Per
anni ho focalizzato la mia vita sul lavoro, sulla salute degli altri,
trascurando gravemente la mia, tanto da non accorgermi dei segnali che il mio
corpo mi stava evidentemente mandando.
Il 14
giugno del 2004 mi sono trovato in ospedale tra la vita e la morte, per una
patologia cronica e inguaribile con cui oggi ho fortunatamente imparato a
convivere.
Questa
seconda esperienza di pre-morte, di cui ho già parlato in un altro post, non
solo ha cambiato il mio approccio alla vita, ma ha dato anche un senso e un
approccio diverso al mio modo di lavorare. Sentivo che la mia missione era
giusta ma che la stavo applicando in maniera un po’ limitativa: dovevo
occuparmi non più solo del corpo delle persone, ma anche della loro anima.
Contestualmente
a questa mia nuova consapevolezza, mi sono accorto che le persone che si
rivolgevano, e che tuttora si rivolgono a me, lo fanno sempre meno per disturbi
fisici e sempre di più per risolvere questioni emozionali, stress, scelte di
vita, conflitti o problemi relazionali. Ho dunque semplicemente deciso di
utilizzare i miei doni, la mia esperienza e un po’ anche i miei studi di
psicologia, al riequilibrio generale tra il corpo, la mente e l’anima della
persona.
Per
questo oggi la definizione di “Pranoterapeuta” mi sta un po’ stretta e
preferisco quello di “Counselor Energetico”, termine che mi piace molto perché
deriva dal latino “cum-solere”, letteralmente tradotto in “aiutare a
sollevarsi”, ma anche “consolare”, “confortare”, “venire in aiuto”.
Continuo
a offrire il mio Prana, questa energia intelligente capace di agire là dove
esiste il bisogno, abbinandolo all’ascolto del paziente, al consiglio e al
supporto. Garantendo sempre il libero arbitrio della persona che ho di fronte,
senza giudizi, senza vincoli o dipendenze, il mio obiettivo è quello di
affrontare insieme un cammino di perfezionamento dell’anima, liberandosi dai
blocchi, dai preconcetti e dalla paura del giudizio e del consenso altrui.