Qualunque sia la sua gravità, da un banale herpes a un morbo raro fino
al tumore, qualunque sia l’organo coinvolto, la malattia non può essere ridotta
unicamente a un insieme di dati clinici o a un esame dei sintomi.
Ogni giorno viviamo una serie infinita di emozioni,
molte delle quali negative. Penso ad esempio a sentimenti di rabbia, di paura,
di agitazione, di disagio, di noia, di rancore, che spesso e volentieri mettono
pure in moto nel nostro corpo delle vere e proprie reazioni biochimiche. Se
questi stati emotivi negativi persistono nel tempo, per mesi o addirittura
anni, finiscono per somatizzarsi in un semplice disturbo o addirittura in una
malattia.
Sono dell’avviso che alla base di tutte le
malattie c’è sempre uno scompenso energetico e può
accadere che un calo energetico in un organo provochi una patologia all’organo
stesso. Le malattie nascono da un “mal
essere”, da un NO che l’animo di un individuo dice di fronte ad una specifica situazione.
Se questo NO resta inascoltato, presto o tardi si sviluppano delle reazioni che
possono sfociare in uno stato patologico. Psiche e corpo sono un unicum, sono collegati. Uno squilibrio a livello dell’anima
ha evidenti ripercussioni sul piano fisico, portando a complicanze che sfociano
poi in patologie tutt’altro che psichiche.
La malattia, la
sofferenza, ma anche gli incidenti ripetuti, sono quindi un campanello
d’allarme, un urlo muto che il nostro corpo ci lancia per indicarci che è
arrivato il momento di fermarci a riflettere e di cambiare qualcosa nel nostro
approccio alla vita. Come dice Alejandro Jodorowsy, la malattia non è cattiva, ti avvisa che
stai sbagliando cammino.
Mi rendo conto che è difficile accettare la malattia, quando questa
tocca noi stessi o persone a noi vicine. Spesso capita di vivere la malattia
come un’ingiustizia o come una punizione divina: niente di più sbagliato. Dio
non punisce, non gode della nostra sofferenza e non infligge una condanna con
la malattia. Siamo noi che costruiamo il nostro destino, anche quando pensiamo
di esserne vittima.
D’altra parte la
malattia non va neppure temuta, perché la paura come i cattivi pensieri
prendono forma e non favoriscono il nostro potenziale di autoguarigione. La
malattia, il malessere è un segnale che va piuttosto dapprima ascoltato e poi seriamente
ma serenamente valutato. Una ricerca personale permette di capire cosa ha
effettivamente generato la malattia a livello metafisico e aiuta a cambiare
eventualmente le convinzioni e le attitudini negative che ne stanno alla base. La remissione stessa della malattia viene
condizionata da molti fattori, che prescindono la volontà cosciente della
persona. La guarigione è infatti una trasformazione profonda, non soltanto del
corpo, ma anche della mente e dello spirito.
La mia esperienza mi
ha portato a vedere la malattia come un dono, un’occasione di perfezionamento, di
riflessione, di presa di coscienza. Sono molto positivo sotto questo punto di
vista proprio perché ho avuto modo di assistere a vere e proprie rinascite a
seguito della malattia.
E chi mi conosce da molti anni, può affermare che io ne
sono l’esempio.